Il Professor Paolo Zamboni, chirurgo vascolare che da anni studia la SM, ha collaborato al progetto di ricerca scientifica sulla Sclerosi Multipla, insieme al Prof. Bernardi, alla Prof.ssa Marchetti e al gruppo di biologi molecolari e biochimici dell’Università di Ferrara.

  • Professor Zamboni ci parli di questo studio sulla malattia, di qual è il senso della ricerca condotta dal vostro team.

Ci siamo costruiti le armi, questi biomarcatori di cui ha parlato il Prof. Bernardi ci permettono di conoscere come va la malattia, di poter predirlo prima e la successiva fase della ricerca sarò il cammino longitudinale, cioè nel corso del tempo, delle persone malate. Noi abbiamo bisogno di seguirle e di fare ricerca in modo da poterle seguire negli anni, di poter predire quando c’è il peggioramento, di poter ovviare al peggioramento. Questo è un programma di ricerca che deve coagulare attorno tutti gli specialisti, quindi sia chi lavora in un laboratorio come questo ma anche chi lavora in una risonanza magnetica, chi valuta i flussi del sangue, il neurologo, devono essere tutti attorno a noi e seguire nel tempo la malattia e le persone. E dobbiamo rendere consapevoli di questo tutti gli attori che sono attorno a noi, anche quelli al di fuori della malattia, al di fuori della ricerca e quindi i politici, i nostri amministratori, il mondo, il vicino di casa. Tutti devono essere con noi nella ricerca.

  • Lo studio sulla SM è portato avanti da una squadra di ricercatori dislocati tra Ferrara e Bologna, una bella sfida no?

La sfida è quindi che la persona sia al centro di un gruppo, di un team, di una squadra e la squadra può anche darsi che non sia proprio tutta sincrona nello stesso punto. Sono solo le persone interessate e che hanno voglia di vivere questa sfida che devono essere unite insieme, possono anche essere in città diverse, Ferrara, Bologna, da qualunque parte. L’importante è che si uniscano attorno alla persona che ha il problema, ognuno con il suo indipendente background, con le sue capacità al servizio della ricerca e della persona.

  • Perché è importante sostenere la ricerca scientifica, e in particolare questo studio sulla SM?

Vi ho parlato prima di seguire longitudinalmente, vuol dire nel tempo, quindi come la donazione non può essere un fatto momentaneo, temporaneo perché noi abbiamo necessità di seguire le persone nel corso del tempo. Quindi il sostegno finanziario va fatto assolutamente anche nel corso del tempo e non può essere una cosa una tantum, ci dovete credere. È un patto tra noi ricercatori che ci impegnamo a migliorare la qualità della vita delle persone che ci sostengono, dei loro cari e dei loro familiari.

Ed è solo grazie a voi che siamo riusciti ad arrivare a questi risultati, vi ringrazio dal profondo del cuore da parte di tutti i ricercatori ma vi voglio anche dire che non ci dovete abbandonare, dovete credere in noi, dobbiamo proseguire insieme questa sfida, questa strada affascinante ma difficile.

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